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Senato, Berlusconi ottiene la fiducia


Il governo ora si trasferisce alla Camera per il secondo voto di fiducia. "C'è un gran lavoro da fare", commenta il Cavaliere. Che in Aula bacchetta l'Ulivo: "L'Italia non è il paese delle meraviglie".

Il governo ora si trasferisce alla Camera per il secondo voto di fiducia. "C'è un gran lavoro da fare", commenta il Cavaliere. Che in Aula bacchetta l'Ulivo: "L'Italia non è il paese delle meraviglie".


-IL GOVERNO BERLUSCONI

ROMA - Tutto come previsto. Con 175 sì, 133 no e 5 astenuti (che a Palazzo Madama equivalgono comunque a dei voti contrari) Silvio Berlusconi incassa alle 12.51 la prima delle due fiducie parlamentari di cui ha bisogno per governare a pieno diritto e con pieni poteri: quella del Senato. "Ora c'è un gran lavoro da fare, speriamo di farcela", commenta a caldo il premier. Che in mattinata ha pronunciato la consueta replica nel dibattito sulla fiducia in corso al Senato sul suo discorso di lunedì. Un intervento seguito dalle dichiarazioni favorevoli dei partiti della sua maggioranza e da quelle contrarie dei gruppi senatoriali dell'Ulivo. Tutto scontato quindi. A cominciare dalle puntualizzazioni con cui il Cavaliere ha voluto aprire la seduta. Laddove ha decisamente contestato le accuse di genericità e ambiguità del suo discorso programmatico. In nome del contratto stipulato con gli elettori; e in nome dei disegni di legge, già pronti per essere approvati dal primo Consiglio dei ministri utile, in tema di cicli scolastici, fisco, conflitto d'interessi e grandi opere. Tutto scontato anche riguardo alle parole con cui l'opposizione ha sancito in aula il proprio voto contrario. Parole che nel caso di Gavino Angius, capogruppo dei Democratici di sinistra al Senato, sono state particolarmente agguerrite. Visto che il Presidente dei senatori della Quercia ha esplicitamente accusato il premier di "mettere le mani avanti per paura di fallire" quando cita i presunti buchi di bilancio ereditati dal governo dell'Ulivo.

Ma del resto anche un battitore libero come l'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga non è stato affatto tenero nel preannunciare la sua astensione ostile al momento del voto. Ha infatti dichiarato il proprio timore che Berlusconi "avendo vinto le elezioni ritenga di avare acquistato il paese"; e ne ha definito l'intervento programmatico "timoroso, sbiadito e reticente". Insomma. "tutt'altro che quel discorso di destra tagliente e deciso che hanno fatto a suo tempo la Thatcher in Inghilterra e Aznar in Spagna".
Comunque sia il Presidente del Consiglio passa ora a Montecitorio. Dove l'Assemblea dei Deputati comincerà oggi pomeriggio stesso a discutere il testo da lui già letto al Senato (alla Camera lo si dà infatti per acquisito, esentando il premier da un mera ripetizione oratoria). La replica del Cavaliere e le dichiarazioni di voto di quest'altro ramo del Parlamento avverranno nella giornata di domani. Dunque, nella serata di giovedì 21 giugno il secondo governo-Berlusconi avrà tutti i crismi dell'ufficialità.