Lo strip a metà di SabrinaUn milione di persone al Circo Massimo per la festa giallorossa Venditti in lacrime, il "clone" di Guzzanti, la sfilata di Totti ROMA - Forse bisogna raccontarla dalla fine questa notte magica e stralunata della festa scudetto. Forse è meglio partire dal colpo d'occhio del Circo Massimo due ore dopo mezzanotte, due ore e più dopo la fine della festa scudetto della Roma. Il prato è un lago bianco di cartacce, giallorosso di sciarpe e bandiere, in mezzo c'è ancora qualcuno che non si arrende: con un filo di voce, un residuo di forza, intona i canti da stadio e muove i vessilli della propria squadra. Partire da qui, per capire come può succedere che un milione di persone si comprima dove, in teoria, non dovrebbe neppure pensare di riuscire ad entrare. E invece sono tutti qui: sudati, appiccicati, con la polvere addosso come una seconda pelle. Sono qui dal mattino, qualcuno ha dormito dentro i sacco a pelo. Sono qui per celebrare i campioni d'Italia, per commuoversi sulle note delle canzoni preferite e per rifarsi gli occhi con la nudità della donna dei sogni. E poco importa se poi i giocatori sono solo quattro (ci sono Totti-Montella e tanto basta), se alcune melodie non sono eseguite alla perfezione e importa poco perfino se la Ferilli delude le attese dei voyeur più scatenati fermando lo strip ad un ridotto bikini color carne. Importa tantissimo invece che fili tutto senza incidenti. Le paure della vigilia, diventate quasi terrore, guardando il fiume di persone che continuava a sfociare nella spianata del Circo Massimo, si sono sciolte dentro le emozioni dello spettacolo. Spazzate vie come il fumo dei fumogeni e le urla dei tifosi. E' una notte strana, quella che Roma dilata all'infinito. E' un po' Hollywood e un po' Woodstock, un po' sagra paesana e un po' show televisivo. E' la Roma di Fellini, come aveva detto Venditti alla presentazione, ma anche la Roma un po' caciarona, senza burinate, senza smargiassate però. E' una notte strana e lo si capisce subito. Le prime note sono ancora sospese nell'aria che il servizio d'ordine salta come fosse di cartavelina, la gente in un attimo arriva ad un passo dal palco: i vip che si erano presi le posizioni migliori si trovano mescolati con i tifosi normali. La prima sorpresa la regalano il patron della Roma, Franco Sensi e Antonello Venditti che si inventano poliziotti e vigili urbani: urlano ai ragazzi arrampicati sui tetti di scendere. "E' pericoloso", gridano sino a non poterne più e questi uomini ragno scriteriati incredibilmente ubbidiscono: poteri del calcio. La prima emozione invece è il mare bianco di fazzoletti e fogli che accompagna "Stella": via le bandiere della Roma, giù i drappi da stadio, il Circo Massimo diventa un lenzuolo candido come segnale contro il razzismo e l'intolleranza. La prima risata, enorme, liberatoria, contagiosa la costruisce Corrando Guzzanti che, all'improvviso, compare seduto al pianaforte bianco e canta il famoso "Raccordo anulare", dove accade di tutto. Persino che il permalosissimo Venditti, si ride addosso, duettando con il suo clone comico: l'effetto è irrestibile, persino i poliziotti, stravolti dalla fatica, scoppiano in singhiozzi d'ilarità. Poi è un fiume di note: i ragazzi si abbracciano, i papà sono sherpa, con i bimbi sulle spalle. Tutti vogliono vedere anche perché è il momento degli "eroi", di quelli per cui una città urla spacca le orecchie a tutta l'Italia da giorni. Ci sono Totti, Candela, Montella, Lupatelli, non sono molti e sono molto emozionati. Il capitano è scosso: "Sono abituato a ottantamila persone, non a un milione", l'attaccante pure e con una frase risolve, o quasi, il rebus del suo futuro: "Rimarrò? Sì, più sì che no". E un contratto senza procuratore nei paraggi, poteva accadere solo in una notte così. Dopo la squadra è il momento degli amici, a dirla come Venditti. E' il momento, in cui la passione calcistica si mischia al kitch, con Verdone e Amendola a guidare una pacifica invasione del palco, assieme ad un mix di attori-tifosi, tifosi-attori, tifosi-tifosi e attori-attori. Dura lo spazio di una canzone, poi la scena si svuota e come d'incanto appare Nicola Piovani: un premio Oscar a spruzzare un po' di Holliwood dentro questa Cinecittà casereccia. L'autore delle musiche della "Vita è bella" di Benigni accompagna al piano Venditti che canta Roma Capoccia e il Circo Massimo non capisce bene quanto bello sia questo piccolo squarcio forse l'unico di musica vera. E' anche giusto così o comunque logico, perché ormai le ore passano e tutti sanno cosa devono aspettarsi adesso: il gran momento è arrivato. Venditti non fa in tempo a finire la parola bellezza di un lungo discorso che si era preparato e subito il pubblico urla: "Nuda, nuda". Poi è il silenzio. Quasi incredibile in un posto dove ci sono un milione di bocche urlanti, eppure accade. Miracolo della Ferilli e della suspence creata dalla sua promessa più strana e popolare. L'attrice irrompe sulla scena preceduta da ballerini mascherati istruiti dal coreografo di Madonna, ma nessuno ci bada, anzi l'immagine complessiva sa di trash. Tutti vogliono lei che si mostra sopra una lettiga: scende, ha un kimono bianco, se lo toglie, ha una sottoveste verde, via anche quella, resta solo un minuscolo bikini color carne. Non va oltre, si è tolta molto di più al cinema e sui calendari, ma non importa, va bene così e i preti della chiesa qui accanto possono stare tranquilli. Il finale è tutto di Antonello Venditti: canta il nuovo inno "Che c'è" e non riesce a trattenere le lacrime, c'era riuscito sin qui, ma quella foresta di mani è facce felici è troppo anche per lui. E' il sipario virtuale su questa notte, che non vuole morire mai, su una città, Roma, che questa mattina dovrebbe svegliarsi dopo un sogno lungo sette giorni. La gola secca, gli occhi arrossati, la schiena e la pancia coperte di sudore, le gambe stanche, ma dentro il cuore una gioia impossibile da raccontare. Forse per questo quegli ultimi stakanovisti della passione sono ancora lì, in mezzo al Circo Massimo, a sventolare le loro bandiere. |