Italiani tecnologici? No, solo spreconiLe nostre case pullulano di oggetti hi-tech, nuovi media, computer, videoregistratori, decoder, console per videogiochi, ma solo la metà di noi sa utilizzarli. ROMA – Italiani appassionati-schiavi di telefonini e televisione. Non solo, le case dei nostri connazionali sono colme di ogni possibile mezzo di comunicazione, dai televisori (con relativi teletext, Televideo e Mediavideo) ai videoregistratori, dai decoder ai computer, dalle console per videogame ai giornali di settore. Lo rivela il “Primo rapporto annuale sulla comunicazione in Italia”, uno studio presentato oggi a Roma dal Censis. Che gli italiani non potessero più fare a meno di televisione e telefonino, questo si sapeva, ma le cifre emerse dall’indagine fanno davvero riflettere: la percentuale di chi sostiene di non guardare "mai o quasi mai la televisione" è di appena il 4,2%, mentre il 27% degli intervistati può vantarsi di essere libero dal cellulare. Le case degli italiani si sono quindi trasformate in veri e propri "complessi terminali multimediali, autentiche porte aperte alla comunicazione con il mondo esterno". Ma la metà di noi, però, tutti questi aggeggi tecnologici li sa usare poco e male. Ci siamo quindi abbuffati di tecnologie, tanto da procurarci in massa evoluti strumenti di comunicazione, ma la metà degli italiani è disorientata dalla molteplicità delle tecnologie, da mezzi e linguaggi che li assediano fin dentro le loro case. Il Paese è spaccato a metà, spiegano i ricercatori del Censis, anche sul fronte delle comunicazioni. Il divario è dato dalla cultura prima ancora che dalla tecnologia. Non a caso la metà degli italiani che legge libri e giornali - e che ha confidenza con la radio, il teletext e il videoregistratore - si trova di conseguenza più facilmente a suo agio anche con i computer e Internet. Gli altri, pur possedendo di tutto, “continuano ad avere come principale, se non unico punto di riferimento la televisione” (in assoluto la più presente, visto che la si trova nel 98,7% delle case) che ormai, spiegano i ricercatori, ha assunto il ruolo “di una specie di piazza mediatica”. Il caso dei teletext è poi macroscopico: sono presenti nel 76% delle case, ma usati solo nel 37,9%. Situazione pressoché analoga per il videoregistratore (c'é nel 73,3% delle case, è usato dal 32,2%) mentre l'andamento non è molto diverso per il computer e i relativi collegamenti a Internet, presenti rispettivamente nel 43,4% e nel 30% delle case, usati solo per il 31,3% e per il 20,1%. Il motivo, secondo gli autori del rapporto, è il seguente: “Quando entra in gioco la lettura (dai libri ai teletext) l'impiego del mezzo cala nettamente. Così come quando è richiesto un ruolo attivo nella selezione dei contenuti (il videoregistratore, ma anche i periodici)”. Svago e interesse sono le principali motivazioni che guidano alla scelta dei diversi media, sottolineano i ricercatori. Pur con i dovuti distinguo, però: se è vero che i libri si scelgono soprattutto per passione (31,3%), è quasi sempre l'abitudine che porta ad accendere la tv (38,3%). Mentre chi ascolta la radio è di solito alla ricerca di compagnia (32,5%) e chi apre le pagine di un teletext o di Internet lo fa per necessità (40,0%). Sempre per necessità, stando alle risposte degli intervistati, la stragrande maggioranza (84,2%) usa il telefono cellulare. Sul fronte dei libri, dall'indagine emergono due cose: che il mercato dei libri si regge soprattutto su giovani e donne (leggono molto di più e in modo più intenso rispetto alla categoria dei capifamiglia e dei non scolarizzati, tanto che il 39% dei giovani e il 32,85 delle donne legge più di 5 libri l'anno, contro un 53,5% di capifamiglia che dichiara di non leggere mai) e che è ora di sfatare il pregiudizio sui giovani, cresciuti nella civiltà delle immagini, refrattari ai libri. Il problema, semmai, concludono i ricercatori, “è riuscire a capire come si possa fare ad impedire che, crescendo, i giovani perdano questa abitudine (come sembra essere successo ai loro padri)”. |