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Allarme per la clonazione umana


Secondo il biologo scozzese Ian Wilmut la scienza non può prevedere gli effetti delle manipolazioni genetiche sugli uomini. Gli ultimi esperimenti sui topi hanno riacceso timori.

LONDRA - Allarme clonazione umana. Gli effetti che si hanno sugli animali non sono gli stessi che si hanno sull'uomo. La scienza, pertanto, deve essere molto cauta. Parole di Ian Wilmut, proprio lo scienziato che ha creato la pecora Dolly. Il noto biologo scozzaese, ora, invece, sottolinea come la scienza non possa prevedere gli eventuali effetti delle manilolazioni genetiche sull'essere uomano.

Wilmut è apparso preoccupato a causa della scoperta emersa dagli Stati Uniti di una serie di anomalie riscontrate in topi colnati e che hanno riacceso i timori del mondo scientifico sulla clonazione umana. Intervistato dall'emittente televisiva britannica Bbc, Wilmut ha sottolineato con forza le sue proccupazioni. "Fra i risultati più probabili di qualsiasi tentativo di "copiare" l'uomo - ha dichiarato - ci sarebbero l'aborto involontario, la nascita di un neonato che morirebbe subito dopo e, nella peggiore delle ipotesi, la nascita di bambiniche sopravvirebbero ma sarebbero anomali". Secondo lo scienziato, inoltre, i risultati delle ricerche statunitensi "forniscono ulteriori prove per una moratoria contro la clonazione umana. Come si può correre il rischio di clonare un bebè quando il risultato non è prevedibile?", si è choesto Wilmut.

Secondo lo scienziato, la tecnoca della clonazione "è ancora alquanto imprecisa e varaibile, come è stato dimostrato con le sperimentazioni a livello universale su topi, mucche, pecore e capre". I test - ha proseguito - hanno indicato uno strano fenomeno di perdite di feti e, sfortunatamente, di decessi degli animeli prodotti con la clonazione".
Ma i rischi di questa tecnica potrebbero estendersi anche alle ricerche sulle cellule staminali, che secondo molti scienziati potrebbero essere utilizzate in futuro per "coltivare" in laboratorio i tessuti umani da utilizzare nei trapianti. Secondo Wilmut, se le cellule staminali animali non sono applicabili geneticamente ai topi, lo stesso potrebbe essere vero per le cellule staminali umane. E se i suoi sospetti fossere fondati, i tessuti "coltivati" potrebbero avere conseguenze imprevedibili sull'eventuale paziente e addirittura provocare il cancro.