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Numero 1233° sabato 23 novembre 2024

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E Cossiga attacca Ciampi "T'insegno a dimetterti"


L'ex presidente polemizza col capo dello Stato. "Non esistono arbitri che siedono in panchina. Se non ha coraggio lo dica, potrei fargli un corso sulla scienza delle dimissioni".

ROMA- Il capo dello Stato non può e non deve essere super partes nei conflitti istituzionali, perché una missione gli viene da tutti riconosciuta: quella di garante della Costituzione stessa e quindi di garante dei limiti e delle prerogative dei vari poteri , ordine giudiziario compreso. Francesco Cossiga fa perno sulle polemiche originate dalla vicenda Taormina e sul documento della maggioranza sui temi della giustizia per chiamare in causa Carlo Azeglio Ciampi. All'ex picconatore non è piaciuto il comportamento defilato del presidente, che non più tardi di ieri si è voluto tirare fuori dallo scontro in corso in Italia sui rapporti tra magistratura e politica .

''Non posso nascondere la mia dolorosa meraviglia, non posso soffocare la mia paura e non posso trattenere la mia preoccupazione sulla crisi istituzionale in cui sembra avvitarsi il nostro paese dopo i recenti avvenimenti'', rileva tra l'altro il senatore a vita, che dice di sapere bene quanto sia ''fastidioso ed anche pericoloso'' per un presidente della Repubblica esercitare la sua funzione di garante della Costituzione così come la intende Cossiga, ''specie quando occorra porre limiti ad invasioni di campo da parte dei magistrati militanti e del CSM: ''ma Saragat, Pertini, Scalfaro ed io - sottolinea l'ex presidente della Repubblica- abbiamo avuto il coraggio di farlo. Se Ciampi questo coraggio non ce l'ha (e chi il coraggio non ha avuto e non ha, non se lo puo' dare a 80 anni), posso fargli per corrispondenza un breve corso sulla scienza delle dimissioni''.

''Se vuole vivere osannato da tutti, felice e contento come una Pasqua, e non urtare nessuno, il paese non sa cosa farsene. Perché neanche nei campi di calcio o nei campi di basket esistono arbitri "che siedono in panchina", che guardano altrove limitandosi a sussurrare osservazioni sul tempo atmosferico: gli arbitri si chiamano così proprio perché devono arbitrare le partite e non cercare comunque compromessi tra le squadre, o si astengono quando necessario dal fischiare falli e anche dall'espellere dal campo''.