la devolution di bossi
l'organizzazione amministrativa regionale alla luce della nuova modifica dell'art 117.costla categoria costituzionale dell'interesse esclusivamente locale costituisce uno dei principali temi di indagine inseriti nel documento programmatico dei primi cento giorni di governo della maggioranza su cui ancora il dibattito resta acceso anche alla luce del referendum costitutivo proposto dalla sinistra e della riforma dell'articolo 117.cost sulla ripartizione delle competenze fra stato e regioni.lo scontro politico si incentra soprattutto sulla cosi' detta "devolution" o delega di funzioni statali alle regioni soprattutto nel quadro della sempre piu' insistente spinta federalistica che ha interessato i governi succedutisi in questi anni.il problema pero' non va affrontato in base ad una logica rivendicativa fatta di prerogative e poteri separati bensi' piuttosto alla luce delle nuove tecniche di organizzazione amministrativa.In base al programma presentato dal governo berlusconi il processo che porterebbe al federalismo si realizzerebbe soltanto attraverso una forte opera di decentramento burocratico-amministrativo che in parte e ' gia' stato attuato dalle formulazioni delle norme del 1990 .Tutto viene fatto per rilanciare il criterio dell'effettivo interesse locale come unico strumento di attribuzione in chiave organica delle competenze regionali proma ritenute dallo stato.Il criterio dell'interesse locale diventa quindi autonomamente il garante di una operazione di ritaglio delle funzioni regionali che sembrerebbe definire una convincente riserva di legge statale in ordine alle determinazioni delle funzioni proprie degli enti locali.Infatti il modello amministrativo presentato nella carta costituzionale ex articolo 118cost.presenta un modello di attribuzione delle competenze alquanto elastico e strutturato attraverso gli istituti della"delega"e dell'utilizzo degli "uffici"come strumento di governo territoriale.Alla luce di tale analisi non si capisce invece come il sistema amministrativo locale sia negli anni sfociato in una forte sovrapposizione statalista attuata per controlli propri(sugli atti) e impropri(controllo di tipo finanziario)sugli apparati locali.Questo perche' l'opera di adeguamento strutturale prevista dall'VIII disposizione transitoria e finale alla carta costituzionale fino al 1970 non e' stata attuata preferendo una organizzazione amministrativa accentrata in nome di un immobilismo burocratico che e' stato difficile ribaltare.Anche analizzando infatti l'opera di normazione ordinaria successiva si evince una tendenza diretta al congelamento delle funzioni regionali rimandando il piu'a lungo possibile le scelte definitorie prospettate.Questa discrasia temporale tra il quanto prospettato e il quanto attuato veniva lentamente portata a composizione attraverso successivi decreti che hanno ridisegnato i criteri di devoluzione di attribuzioni.Le prime leggi 281/70 e 382/75 incominciarono l'opera pur limitandosi ad elencare funzioni di pertinanza locale di ritaglio dando ancora per scontato che il grosso delle funzioni fosse gia stato previsto dalle leggistatali.Col decreto 616/77 e la legge 142/90 si e' assistito finalmente ad una ridefinizione della delega come strumento programmatico di devoluzione di competenze regionali inserita in un quadro di settori organicamente strutturati per rispondere alle esigenze degli effettivi interessi locali.I piani regolatori,gli accordi di programma,le conferenze di servizi(che eliminavano i ritardi del rilascio di concessioni e licenze)sono tutti figli della normazione che e' arrivata fino ai giorni nostri dove questro processo e' stato addirittura esasperato dalle spinte federaliste(o separatiste della Lega).Alla luce degli ultimi dibattiti si evince una forte spinta verso apparati federalistici estremi(regionalismo)la cui utilita' non e' generalmente condivisa.Non e' concepibile infatti una struttura federale regionale in contesti quali quelli del mezzogiorno abituati ad appositi canali di fananziamento(come le varie casse all'uopo indurizzate)per sostenere economie ancore deboli e incapaci di sostenersi autonomamente(non solo a causa delle organizzazioni criminali ma anche a causa dello sfruttamento che le regioni del nord hanno in tanti anni compiuto).ecco perche' gli scontri politici sono soprattutto incentrati sull'opportunita' di prevedere contestualmente a tale sistema federale una politica di sostegno delle aree piu' depresse.Lo squilibrio perequativo e' evidente e verrebbe ad acuirsi di fronte ad una politica improntata solo ad un processo burocratico di decentramento statale e contraddistinta da eccessivo tecnicismo teorico.Dopotutto gli strumenti favoriti dalla carta costituzionale e non ancora completamente attuati si sono rivelati gia' essi stessi idonei e piu' che sufficienti per attuare una politica di emancipazione locale dalle ingerenze statali.Ma tutto viene guardato nell'ottica di un eccessivo sperimentalismo che forse si rivelera' essere non necessario e addirittura dannoso proprio in un momento in cui viene anche sentita la necessita' di garantire alle istituzioni un minimo di controllo centrale che eviti sperequazioni di carattere amministrativo portando di questo passo ad uno sbilanciamento strutturale dei servizi ai cittadini resi dalle amministrazioni locali.Guardare all'estero per trovare quell'efficientismo nelle istituzioni che ancora manca al nostro apparato burocratico potrebbe essere un errore soprattutto se si riflette sul fatto che ora in america si cominciano a riscoprire le politiche italiane sui vincoli ambientali e urbanistici che oramai noi abbiamo relegato nel dimenticatoio.alla luce del testo di riforma approvato in questi giorni e voluto fortemente dall'onorevole bossi il testo dell'art117.cost viene cosi' modificato:La potesta' legislativa e' esercitata dallo stato e dalle regioni---(ma cosa ancora piu' importante)--nel rispetto dei diritti e dei doveri sanciti dalla costituzione e dalle leggi costituzionali ciascuna regione puo' attivare,con propria legge,la propria competenza legislativa esclusiva per le singole materie:1.assistenza sociale e sanita'.2.organizzazione scolastica e gestione degli istituti scolastici.3.polizia locale.la riforma voluta da bossi ha gia' provocato numerose polemiche a cominciare da quelle solle vate in blocco dalla sinistra e da Rutelli in particolare secondo il quale la riforma una volta divenuta legge porterebbe a gravi diseguaglianze di trattamento dei cittadini di stinguendoli cosi' in 2 categotie(serie A eB).le regioni auspicano invece che la riforma si attui nel rispetto del referendum costitutivo voluto dall'ulivo mentre Casini indica alla esorta la maggioranza a non trascurare l'effettivo benessere dei cittadini.