Cogne, nella camera la chiave del delittoI carabinieri cercano l'arma con cui è stato ucciso il piccolo Samuele, forse un soprammobile che sarebbe scomparso dalla stanza dei coniugi Lorenzi. Nel paese si diffonde intanto la psicosi del "mostro". COGNE - La chiave della morte di Samuele è nella camera da letto e nell'arma del delitto. E' soltanto dalla stanza al piano terra della villetta di pietra e mattoni, dove il piccolo di tre anni è stato ucciso mercoledì mattina , che può venire la tanto attesa "svolta nelle indagini". Soltanto l'esame di tutte le tracce ritrovate nella stanza da letto dei coniugi Lorenzi e il sospirato ritrovamento dell'arma può far luce infatti su quei tragici 5 minuti in cui il bimbo, stando alla ricostruzione della madre, è rimasto solo in casa mentre la donna accompagnava l'altro figlio alla fermata dello scuolabus. In quel lasso di tempo dovrebbe essere avvenuta l'aggressione, perché il piccolo, dicono ora con certezza i medici legali (qualcosa di più si potrà sapere comunque lunedì con la seconda autopsia), non ce l'avrebbe fatta a sopravvivere fino alle 8,45, quando è arrivato l'elicottero con i soccorsi, se fosse stato colpito prima. L'arma. Con che cosa? E' questo il nodo principale che ora si cerca di sciogliere. Giovedì dopo la prima autopsia si era parlato di una piccola roncola. Poi di una piccozza che mancava da casa (poi ritrovata). Ora tutte le ricerche si concentrano su un soprammobile che mancherebbe dalla scena del delitto. A notarne l'assenza sarebbe stato il padre durante un sopralluogo. Si parla di un vecchio ferro da stiro. O di un oggetto presente comunque in camera, che l'assassino avrebbe preso in preda a un raptus colpendo furiosamente il piccolo per 20 volte (le ferite profonde e mortali sarebbero però soltanto due). I carabinieri lo cercano ormai da tre giorni scavando, con l'ausilio dei metal detector, nel giardino e nei dintorni della villetta dei Lorenzi (in particolare in un vicino canale di scolo, asciutto, che rappresenterebbe la via di fuga ideale per il killer). Anche stamane la caccia all'arma è subito ripresa. Con i militari che continuano a pattugliare palmo a palmo anche la casa. Gli esami del Ris. Perché la soluzione definitiva del terribile giallo di Cogne potrebbe arrivare anche da una semplice e piccolissima macchia di sangue, lasciata dal killer nella camera o in un'altra stanza. Lo ricorda lo stesso colonnello Luciano Garofano, che guida il Reparto investigazioni scientifiche di Parma, in azione nella villetta. Dopo l'autopsia di lunedì, sono proprio i risultati delle indagini ed esami effettuati dal suo reparto, annunciati per martedì, la tappa più importante attesa per i prossimi giorni. Anche perché i continui interrogatori non sembrano portare sostanziali novità. La famiglia (la madre in particolare) è stata sentita tre volte. Ora il pm Stefania Cugge ha annunciato "indagini a 360 gradi" allentando la morsa sui genitori del piccolo Samuele. Sabato sono stati ascoltati così alcuni vicini di casa, compreso un uomo con problemi psichici. E sono state effettuate anche due ispezioni in due abitazioni vicine. Alla fine non è arrivata però la tanto attesa "svolta", che ormai tutto il paese chiede, qualunque verità emerga. Perché ormai, ogni giorno che passa, Cogne ha sempre più paura che per le sue strade si aggiri indisturbata l'ombra del "mostro", di un uomo capace di massacrare un bambino di tre anni e di fuggire in pochi minuti. Apparentemente senza lasciare traccia. |