Cogne:un giallo irrisolto
le indagini sull'uccisione del piccolo Samuele continuanoSono passati piu'di due mesi dall'uccisione del piccolo Samuele ma il giallo
di Cogne e' lontano dall'avere una definitiva soluzione.Le indagini svolte dal
sostituto procuratore Cugge e dal procuratore capo di Aosta, Bonaudo erano
culminate infatti con l'accoglimento di una misura cautelare detentiva firmata
dal G.I.P. Gandini .Si pensava cosi' che la vicenda fosse in dirittura d'arrivo
ma l'avvocato della difesa Grosso decideva di proporre impugnazione al tribunale
del riesame (tribunale che ha facolta' di scendere anche nel merito del caso in
questione),che scarcerava di fatto mamma Annamaria se pur posticipando ai giorni
successivi la redazione della motivazione che si presume essere molto
complessa.Il giallo di Cogne quindi si arricchiva di ulteriori elementi che
hanno finito ulteriormente per complicare la gia' intricatissima vicenda.La
procura rimane tuttavia ferma nel sostenere la pericolosita' della mamma del
piccolo Samuele, paventando un pericolo di reiterazione del comportamento
aggressivo della donna che potrebbe sfogarsi questa volta anche sull'altro
fratellino.Ma alle tesi portate avanti dalla procura che pur sono suffragate da
schiaccianti indizi di colpevolezza risponde la famiglia che per mezzo degli
avvocati di parte rilanciano l'idea di una pista alternativa a quella familiare
riconducibile all'opera di un "maniaco" che sarebbe ancora presente
nella piccola comunita' di Cogne ,il quale si sarebbe introdotto in casa Lorenzi
,e avrebbe ucciso il piccolo Samuele (senza poi lasciare tracce evidenti)
nei cinque o sei minuti necessari per evitare di essere notato dalla Annamaria
Franzoni che tornava a casa dopo avere accompagnato alla fermata dell'autobus
l'altro fratellino.Numerose sono state le critiche all'attivita' investigativa
svolta e soprattutto al poco efficace coordinamento tra i reparti delle forze
dell'ordine che hanno finito per rallentare ulteriormente le indagini;proprio
per questo qualcuno ha ipotizzato( soprattutto l'avvocato Taormina che ha
seguito il caso fin dall'inizio)che la misura cautelare disposta dal G.I.P.
fosse inquadrabile non in una attivita' dovuta a scopo di garantire la
proficuita' dell'impianto investigativo , ma un vero e proprio atto
procendimentale diretto ad ottenere quei riscontri che ancora mancavano alla
procura di Aosta.