|
|
22:32:47 |
Oggi è: S. Giovanni della Croce
| Numero 1233° |
sabato 23 novembre 2024 |
|
|
METALLICAcolonne del trash
recensioni
di Andrea Cinti (www.metallika.tsx.org)
Kill
'Em All
Il
disco si apre con "Hit the lights".. E' un pezzo spasmodico
e nervoso, forse non all'altezza del resto del disco, ma dall'indubbio
valore.Secondo brano dell'album è "The four horsemen".. E'
uno dei picchi del lavoro. Il pezzo successivo che si incontra è
"Motorbreath", in realtà un tributo di Lars ai Motorhead.
E' forse uno dei pezzi più monocordi dell'intero lavoro: furia cieca
e basta, ma ai tempi fece il suo effetto. "Jump in the fire",
quarta traccia dell'album, e' considerata da sempre un classico, ma e'
stata anche una delle meno amate del disco da una serie di persone che
non ne digerirono mai la cadenza crepitante. Quinta traccia dell'album
e' l'assolo di basso di Cliff Burton, una specie di marasma
psichedelico in cui il bassista dava libero sfogo alle proprie
pulsioni artistiche. Il pezzo fu da molti considerato, e per lungo
tempo, il manifesto di quello che rappresentava il bassista
nell'economia della band, cioè il lato visionario, libero, più
personale e più tardi si grido' al sacrilegio quando Jason, nei primi
tempi della sua militanza nella band, ne suonava alcuni passaggi nella
sua parentesi solista nei concerti. Whiplash, Motorbreath e"Metal
militia", rappresentano il lato più oltranzista dei Metallica di
allora, e forse di tutti i tempi. "Phantom lord". Piena di
cambi di tempi ed assoli il pezzo si snoda per i quasi 5 minuti della
sua lunghezza in in un crescendo magistrale che culmina nel break in
mid-tempo del finale: un capolavoro di metal da manuale. "No
remorse", che comunque non si discosta molto da quanto sentito
finora e ben si inserisce nel quadro generale dell'album. Sara' una
delle prime a finire nell'oblio con il procedere della carriera della
band. Un grande classico del gruppo e' invece il brano seguente, quel
"Seek & destroy", la cui durata e' stata nel corso degli
anni dilatata a dismisura fino a quel monolite che oggi in ogni show
la band va avanti a suonare per diversi minuti con grossa interazione
del pubblico. Non e' certo una scheggia di velocita', ma in generale
riesce comunque ad essere trascinante. Kill'em all si chiude con il
pezzo più significativo di quei tempi: Metal militia.
Ride
the Lightning
Fight
fire with fire la prima canzone è un lampo a ciel sereno, un nuovo
attacco senza pietà alle orecchie dei Metallari di tutto il mondo.
Sembra tutto nella norma. Il disco procede con la title track, un
pezzo che il gruppo aveva già rodato live prima dell'uscita
dell'album e che ben si inserisce nella violenta tensione della musica
suonata dai Metallica a quei tempi. For whom the bell tolls terza
canzone del disco è il primo vero mid-tempo possente e coinvolgente
della band. Un pezzo fondamentalmente per capire la grandezza che
doveva arridere ai quattro. In questa scia di considerazioni bene si
inserisce Fade to black, la prima ballad della band, un pezzo che
nonostante gli stupori iniziali rimarrà indelebile nel cuore di tutti
i fans. Trapped under ice e Escape sono due canzoni che principalmente
fanno numero, che rimpolpano la struttura, ma non svettano. Sono in
compenso da tener presenti per la convinzione con cui ribadiscono
l'eterogeneità delle dimensioni esplorabili dalla band in ambito
strettamente heavy. Creeping death, quando esce, diventa il brano più
coinvolgente che la band abbia mai scritto. Potente, veloce e melodico
allo stesso tempo non ha praticamente difetti e ai concerti la
partecipazione dei fan ne e' la prova più concreta. A chiudere il
disco c'è uno strumentale, The call of Ktulu. Prima di tutto si può
dire che all'epoca dei Metallica convivessero due anime: una piu'
immediata e capace di proporre canzoni coinvolgenti e di sicuro
effetto come Creeping death e dall'altra una più complessa ed
elaborata che partoriva pezzi come The call of Ktulu e spezzoni più
difficili che affioravano qua e la in vari pezzi.
Master
of Puppets
Battery
e' il prototipo della canzone alla Metallica di quel disco. Essa
fotografa esattamente la complessità cui la band può ora far fronte
e al contempo non disdegna puntate nel mondo della velocità e
dell'irruenza. Inizio arpeggiato, lento quindi, ma il resto e'
infernale. Ai Metallica piace suonare cosi', per chiaroscuri e la cosa
funziona evidentemente. Secondo pezzo dell'album e' la title track. E'
un concentrato di trame difficili e incasinate da cui la band emerge
vincitrice e con una sorta di patente di compositori di serie A
(merito che comunque va per lo più alla coppia Hetfield-Ulrich). Il
pezzo centrale piu' intimista e le sfuriate degli estremi del brano
sono un nuovo inno per i fan della band che verranno ricambiati del
loro affetto con la trasformazione del pezzo con uno dei classici
della band live. Anche The thing that should not be, è al di sopra
della media e una spanna oltre qualunque altra band del periodo. Altro
masterpiece del lavoro e' Welcome home (Sanitarium) dove la band
colleziona la seconda ballad (o quasi) della sua. Il pezzo e' un
affresco che alterna tinte forti e tenui in un crescendo di emozioni
fino all'esplosione finale in cui il marchio di fabbrica della band
emerge in tutto il suo splendore .C'è poi disposable heroes, forse il
pezzo più "strano" del disco, ma al contempo interessante.
Nonostante le parole estremamente crude, non si può dire che non
abbia un suo fascino che si distacca un po' dal resto dell'album. Un
discorso analogo potrebbe essere fatto per Leper Messiah in cui non e'
certo celato un tentativo della band di incanalarsi verso i mid-tempos
.Questa tendenza esplode pero' in Orion, una delle pagine musicali più
belle dell'intera carriera della band. Il futuro della band sta tutto
qui, ma ancora una volta nessuno guarda più in la' del suo naso:
Orion non e' una canzone fondamentale per capire l'importanza dello
spaziare nella musica della band, peccato che all'uscita venga presa
come una bella canzone e null'altro. L'album si chiude con Damage
inc., il primo esempio di incomprensione di un certo peso tra la band
e chi scrive. Fra le favorite del gruppo, non e' invece poi cosi'
amata dallo scrittore, che la ritiene piuttosto una canzone che fa
numero, ma poco di più in un album tra i più belli e importanti
nella storia del metal.
…And
Justice for All
Il
disco comincia con Blackened, un pezzo ritmato e tagliente con cui
ancora i Metallica dimostrano una certa dose di cattiveria. A ruota
segue uno dei brani più lunghi del lavoro, la title track, quasi
dieci minuti di cambi di ritmo e break di sospensione. Indubbiamente
un pezzo dal grande sforzo compositivo e di esecuzione. Eye of the
beholder e One sono senza dubbio i momenti più belli di un disco
difficile da suonare e da capire. La prima delle 2 canzoni e' un
cadenzato assalto sonoro estremamente coinvolgente, almeno su disco.
One invece e' una ballad in chiaro stile Metallica. Come Fade to black
e Sanitarium anche One parte a passi lenti e soppesati per poi
diventare una corsa sfrenata e cieca. E' il primo grande classico
della seconda era del gruppo il cui inizio coincide proprio con
luscita di questo album. Da One verrà tratto il primo video della
band, un nuovo esempio di quanto il nuovo corso sia diverso dal
precedente. Il terzo lato del disco e' l'unico con tre brani. Il primo
di questi e' anche il più anonimo dell'intero lavoro: Shortest straw.
La sua presenza appare del tutto superflua anche in virtù del fatto
che non presenta niente di nuovo e che non e' mai stata,
obiettivamente, una gran canzone. I mid-tempo che comunque avevano
dominato le prime due facciate del disco (eccetto forse la brutale
accelerazione di One) sono ormai la base di tutto il lavoro. Il pezzo
successivo e' invece un nuovo cardine nella carriera artistica dei
Metallica: Harvester of sorrow e', per ritmi, riff e modo di cantare
di James, il ponte ideale tra passato, presente e futuro. Non e'
infatti per caso che il titolo del pezzo sia quello più nominato
nelle interviste della band nel periodo. In un modo o nell'altro, quel
brano era alla base per il passaggio allo stadio successivo ed anche
chi non l'aveva capito ascoltando il disco lo sapeva per certo: Lars e
soci lo dichiararono esplicitamente ad ogni pie' sospinto per almeno 2
anni. The frayed ends of sanity con le sue parti corali iniziali
risulta essere il brano piu' slegato dal contesto, ma nemmeno di
tanto. To live is to die lunga quanto la title track, ma strumentale
(se si eccettuano i pochi versi recitati verso meta', scritti da Cliff
Burton). Il brano, oltre ad essere chilometrico ed assai complesso nei
suoi sviluppi, ha anche un non so che di ripetitivo che si entra nella
mente subito, ma a lungo andare annoia: un peccato, soprattutto per la
bellezza di alcuni passaggi melodici di chitarra su cui, tra tutti,
svetta quello dove il suono della 6 corde per pochi istanti e' da solo
e sembra uscire da una veccia radiolina a transistor.... Uno dei
passaggi più felici dell'intero album. Justice si chiude con uno dei
brani più sottovalutati dell'intera carriera dei Metallica: Dyers eve.
Unica traccia veloce del disco, ebbe la sfortuna di non godere dei
favori dei quattro che non la suonarono mai dal vivo; un vero peccato
perché e' un pezzo bellissimo.
The
Black Album : Metallica
Metallica
si apre con il singolo apripista, quella Enter sandman capace di
trascinare il disco in vetta alle classifiche di tutto il mondo. E' un
brano diretto e semplice, con un ritornello orecchiabile e tanta
energia da far impressione. Il secondo brano del disco, Sad but true
e' veramente una nuova pietra miliare nella carriera della band con
quel suo incedere quasi ossessivo e le parole sputate con rabbia da
Hetfield;il ritornello non fa poi che aumentare la tensione. Ecco che
si capisce come già la band sia passata da un disco ad un altro e
come quella Harvester of sorrow sia l'anello di congiunzione... e
siamo solo al secondo brano. Terza in ordine di apparizione e' Holier
than you e la band rivela in tutta semplicità le nuove mire rock che
sembra essersi posta. Il pezzo seguente e' il masterpiece del disco,
la canzone che i Metallica erano anni che cercavano di scrivere,
l'esatto equilibro tra rabbia e dolcezza: The unforgiven. Tra video,
musica e testi non è presente nel brano nessuna imperfezione.
Indubbiamente. Wherever I may roam e' un pezzo fondamentale. Non solo
dara' il nome ai tour successivi, ma e' in tutto e per tutto il
prologo di quanto accadrà cinque anni dopo con Load. Don' t tread on
me Il sesto brano dell'album oscilla tra rabbia e leggerezza tradendo
una matrice tipica del gruppo. La scala usata nelle ritmiche e i cambi
in levare a tratti rievocano quanto fatto nel disco precedente su Eye
of the beholder, gli assoli del pezzo sono comunque rock e non metal.
Through the never e' un brano che potremmo definire riempitivo. Doveva
accadere, era nell'aria, e alla fine ci sono cascati: Nothing else
matters e' la prima canzone d'amore della band, o sarebbe meglio dire
di James Hetfield. Sempre di più la band e' nelle sue mani e lui
sapientemente la riesce a guidare. E' solo una parentesi, comunque, la
successiva Of wolf and man, un pezzo basato solo su un gioco ritmico,
riporta la rabbia proverbiale della band a livelli normali. The god
that failed e' il primo heavy-blues (approssimato) della band
dall'andamento estremamente lento e le parole di James ad accompagnare
le trame musicali come un'ombra. E' comunque chiaro che il baricentro
della band si sta spostando dalle chitarre alla voce. Un arpeggio di
basso ci fa entrare in My friend of misery e la tristezza sembra voler
dilagare. Complice ancora una volta e' la voce di James che fa quasi
tutto da sola. Sempre di più la batteria e' solo un supporto, Lars ha
abdicato di fronte all'importanza delle canzoni, definitivamente. Il
break centrale non e' che la conferma di tutto questo anche se non e'
cantato e sfocia poi nell'assolo. Il disco si chiude poi con The
struggle within e il suo cantato in levare.
Load
Ain't
my bitch, il brano di apertura del disco e' uno dei pochi in cui il
ponte con il passato si rivela concreto. The house Jack built ha un
inizio lento e suadente, appropriato ad una canzone interamente
costruita sul mid-tempo che, essendo dinamici, catturano subito a
livello emozionale. Ancora una volta la voce e' la cosa piu'
evidente... i binari su cui andra' a viaggiare l'intero disco sono
ormai gia' chiari, anni luce da quanto la band ci abbia fatto sentire.
La potenza esplode di li' a poco e questo disco comincia a piacere
veramente. Ancora tanta melodia e armonie semplici ma efficaci sono le
caratteristiche del brano, o sarebbe meglio dire del disco. Strofe
ultrapesanti, ma un ottimo ritornello alleviatore... Until it sleeps:
eccoci al cospetto del primo singolo dell'album. Con King nothing
tornano i Metallica che siamo abituati a sentire negli ultimi 5 anni
con una canzone che riprende quanto sentito nel disco precedente,
anche se con le venature che caratterizzano questo Load. Bleeding me
e' il secondo brano per lunghezza dell'intero lavoro e fra le
primissime posizioni per quanto riguarda il valore. James ancora una
volta supera se stesso con una prestazione vocale da incorniciare.
L'impressione che cominciamo ad avere e' che Hetfield abbia preso
lezioni di canto, il miglioramento ed il controllo sono lampanti. Con
Poor twisted me nasce un nuovo genere: il blues metal. Qui la
produzione di Bob Rock raggiunge l'apice con dei suoni al limite della
perfezione. La band, dal canto suo, suona un boogie lento, pieno di
effetti, che a tratti li fa cadere nell'autoincensatorio (come accadde
ai Led Zeppelin ai tempi di Phisycal Graffiti). E' forse il pezzo piu'
spiazzante del disco al di la' di ogni rallentamente e nuova
direzione: questa e' proprio un'altra musica. Wasting my hate: ecco la
perfezione. I Metallica raggiungono l'equilibrio tra il vecchio e il
nuovo combinando i riff potenti che tutti vogliamo sentire da loro con
fraseggi melodici e la voce di Hetfield che dilaga. Mama said dimostra
che la svolta acustica era solo questione di tempo. Thorn within,
ovvero My friend of misery parte seconda: almeno nel riff iniziale
questa e' l'impressione, il cantato melodico pero' allontana presto la
sensazione di deja vu... almeno fino al ritornello.. Non si venga
pero' ingannati, il pezzo e' uno dei migliori. Il quadro del disco
comincia ad essere completo ma quello che ci appare non ci spiace
assolutamente. Ancora hard rock (o boogie?) per un pezzo ancora una
volta diverso come Ronnie. L'impressione e' strana, soprattutto per la
sensazione di danza macabra instaurata dai ritornelli della canzone
cui si alternano strofe pesanti come incudini. The outlaw torn e' il
brano più lungo, nonché l'ultimo. Come un'antologia ripercorre tutti
i temi principali del disco: pesantezza e melodia fuse in un connubio
di estrema armonia.
ReLoad
Il
disco si apre con un'esplosione di velocità: chi, sulle parole "Gimme
fuel, gimme fire, gimme that which I desire" non si e' ricordato
dei vecchi tempi di Fight fire with fire? Certo, forse un po' di
differenza c'è tra le due canzoni, ma sicuramente questa ha fatto
sognare i vecchi tempi ai fans più' nostalgici. Il titolo e' Fuel,
una canzone che era pronta (diciamo cosi') fin dal 1995, e testimone
e' la precedente versione sul singolo The memory remains dove la
musica e' già definita, e solo le parole sono diverse. Il pezzo
seguente, Devil's Dance e' l'apripista di questo disco, il brano che
venne suonato per primo insieme a 2x4 prima dell'uscita di Load: una
grande introduzione di basso, accompagnata da liriche piuttosto oscure
e depresse. Eccoci giunto ad un masterpiece del lavoro: The unforgiven
II. Il collegamento con il Black Album e' lampante, per non parlare di
quello con la numero 1. La struttura e' la stessa, l'inizio pure, il
succedersi dei riffs. Better than you: questo e' forse il brano piu'
anonimo del disco, niente di speciale. E poi, un po' come nel caso di
Cure, il ritornello e' un po' monotono: sempre "better than you"
seguito dal coro in sottofondo che ripete la stessa frase... anche in
questo caso questa frase e' ripetuta un po' troppo, non vi pare? Tra
gli altri brani, a parte Carpe diem baby dalle liriche volutamente
provocatorie (accentuate dal titolo latino), e' molto bello Where the
wild things are: un altro dei pezzi migliori del disco, se non il
migliore. L'inizio, rilassante e tranquillo, lascia pero' intravedere
dalle sue note il successivo sviluppo violento: la canzone e' il
risultato di un abilissimo compendio tra questi due cambi di tema e di
tempo, che la rendono un brano veramente interessante. E' poi bello
vedere di nuovo la firma di Jason Newsted in calce alla canzone, e'
bello sapere che c'e' anche lui e che ogni tanto gli viene in mente
qualcosa di utile. Continui cosi'. Prince charming: un ritorno alla
velocità, un brano musicalmente molto interessante, anche questo
molto Black Album, purtroppo pero' perde un po' nelle liriche, che
sono un po' deprimenti, e secondo me anche poco credibili. Pero' la
canzone va rivalutata molto per gli assoli lunghi e veramente
pregevoli di cui e' ornata. Alla impetuosità di Prince charming si
oppone la rilassata tranquillita' di Low man's lyric, se vogliamo una
continuazione di Hero of the day, solo che stavolta non c'è il duro
cambio di ritmo. Tutta la canzone e' molto suadente e melodica,
dominata dalla voce eccezionale di James Hetfield che compie vocalismi
veramente notevoli su arpeggi bellissimi. Ancora una volta il disco
cambia bruscamente stile musicale: il brano seguente e' Attitude,
forse il brano più pesante dell'intero disco. Per concludere abbiamo
Fixxxer, un brano che si affianca a The outlaw torn, per lunghezza e
struttura soprattutto.
Recensioni
di RockOL (www.rockol.it)
ReLoad
"Fuel"
è pura potenza. Bello tutto, anche se indubbiamente occorre
ascoltarla più d’una volta. "The memory remains" incede
lenta e pasante come un dinosauro fatto di tequila. La voce della
Faithfull, prima donna ad apparire su un album ‘Tallica, non ci sta
troppo male. "Devil’s dance" inizia cupa, à la Angelwitch...e
cupa rimane. Un esercizio. Bello il guitar solo. E poco altro.
"The unforgiven II" si apre con un’intro memorabile e si
dispiega come una ballad power-rock con le contropalle. Potrebbe
diventare un classico. Davvero un grande brano. "Better than you":
sì, è potente, ma è anche una bella badilata di cose già sentite.
Per "Slither", incredibilmente, non c’é quasi nulla da
dire. Se non un "business as usual". Con "Carpe diem
baby" (bello il titolo, un po’ alla "Hasta la vista,
baby" di Schwarzy) si torna alle cose più tipiche degli Horsemen.
Per fortuna. "Bad seed", altro gradevole esercizio. Tutto
qui. Vagamente sperimentale "Where the wild things are", ma
almeno tirano fuori le palle e vanno giù sicuri. Bel pezzo heavy è
"Prince charming", niente da dire. Buone le intenzioni per
"Low man’s lyric", ma il tutto termina in un orribile
pasticcio, dissennato e senza direzione. "Kerrang!" è il
settimanale inglese che, come ben sa chi legge la rassegna stampa di
Rockol, riesce a parlare dei Metallica anche quando i Metallica non
stanno facendo assolutamente niente. L’abnegazione di "Kerrang!",
che una volta era la Bibbia del metal ed ora parla di heavy ma non
solo, alla causa del gruppo è a volte perfino eccessiva. Quindi il
loro 3/5 affibbiato in sede critica al nuovo della band (15 novembre)
suona come un campanello d’allarme. Le nostre valutazioni sui
singoli brani, come ad esempio per "Slither", differiscono
non poco dalle loro. Nell’esempio indicato, a noi non piace per
nulla e a loro sì. Ok, ricapitoliamo. "Kerrang!" dà a
"Re-load" un 3/5. Nello stesso numero assegna dei 4/5 ai
nuovi album dei Consolidated, dei December Moon, dei Dominion, dei
Dwarves, al "BBC sessions" dei Led Zeppelin e a "Queen
works", la compilation dei Queen. Punteggio uguale, 3/5, viene
attribuito a "Sehnsucht" dei semisconosciuti (al di fuori
della Germania) tedeschi Rammstein. Evidentemente c’é qualcosa che
non quaglia. Alti e bassi continui, intuizioni grandiose e cadute di
tono, se non fosse veramente la "Part 2" di "Load"
verrebbe da dire che si tratta veramente di un album di transizione.
Ma sappiamo che così non è: infatti "Re-load" è stato
scritto proprio nel 1995. Allora viene da chiedersi perché. Perché,
mentre avanza nuova gente come i Korn, i Type O Negative, i Marilyn
Manson, Lars e soci buttano fuori un album sostanzialmente vecchio? I
fans lo compreranno, e non sono neppure, alla fine, soldi buttati via
perché in giro vi sono cose molto peggiori, ma è l’insieme
dell’operazione che ci lascia scettici.
|
kill'em
all
kill'em
all
|
|
ride
the lightning
ALCUNE
NFORMAZIONI
I
|
of
puppets
INFOS/COMMENTI
|
justice
for all
ALCUNE
INFORMAZIONI
|
metallica
(chiamato
convenzionalmente "Black Album")
|
load
|
|
|
|
|
|
|
ssssssa
James
Hetfield inizia ad interessarsi alla musica, in quanti il fratello
suona la batteria in una band locale. Inizia a suonare la chitarra e
fonda la sua prima band, gli Obsession, conoscerà poi Ron McGovney e
successivamente tramite la rivista Recycler, Lars Ulrich.
Il 28 ottobre 1981, Lars propone a James di fondare una band. James ci
sta, e trovato il chitarrista Dave Mustaine, incisero la demo "No
life Till Leather", che fu distribuita in giro da Lars e destò
subito interesse a livello di underground metal e la band cominciò ad
avere un discreto numero di fan soprattutto a New York e San
Francisco. I Metallica (il nome derivò da un'idea di Lars) si
trovarono costretti a sostituire il bassista Ron McGovney, che non
prende sul serio il suo ruolo. Intanto, i "Trauma" si
sciolgono, e James "Jaymz" e Lars sentono voci insistenti
s'un bassista, Cliff Burton. Lo vedono all'opera, e gli chiedono di
unirsi ai Metallica. Lui accetta, ma ad una condizione: la band
avrebbe dovuto trasferirsi da Los Angeles a San Francisco, la sua città
natale, dove i nostri riceveranno una grande accoglienza.
Con
l'arrivo di Kirk Hammett al posto di Dave Mustaine (che poi formerà i
Megadeth) viene finalmente inciso nel luglio dell'83 "Kill'em All",
primo grande album, di puro heavy metal!
Dopo il tour promozionale del disco, nell'agosto dell'84 esce
"Ride the Lightning", altro capolavoro del metal.
Nel
1986, esce poi "Master of Puppets", da molti ritenuto il
miglior album che i Metallica abbiano mai fatto.
Durante il tour promozionale del disco, il 27/9/86 il bus che li
trasporta sulle strade svedesi esce di strada, Cliff viene
scaraventato dal finestrino e muore schiacciato dallo stesso mezzo.
Viene fatta un'audizione per scegliere un nuovo bassista, e Jason
Newsted viene ritenuto il migliore e il più adatto. I Metallica
finiranno così il tour, anche per provare e integrare il nuovo
bassista, e nell'88 esce "...And Justice For All", album
piuttosto criticato per la sua pesantezza, ma i nostri vincono il
disco di platino e girano il video di One, il primo in assoluto nella
loro storia.
Nel
1991 la gestione della produzione passa a Bob Rock: il Black Album
(così chiamato convenzionalmente, perché nome proprio non ne ha),
l'album dei Metallica che ha ottenuto in assoluto maggior successo,
vendendo dieci milioni di copie in tutti il mondo, con numerosi premi
grammy, dischi di platino, e ovvie estrazioni di singoli e videoclips.
Nel
1996, dopo ben 5 anni di assenza, i Metallica sfornano Load, e l'anno
dopo, nel '97, ReLoad... I due album sono una selezione delle canzoni
scritte dai Metallica durante il tour promozionale del Black Album, e
suscitarono molte critiche. Load è considerato il peggior album in
assoluto dei "Four Horsemen", ReLoad si salva, grazie a
canzoni come Fuel, The Unforgiven II, The Memory Remains... I due
dischi comunque vendettero un buon numero di copie, forse più grazie
al nome della band che per la loro qualità.
Nel
1998 la band uscì con "Garage Inc.": nel primo le cover dei
gruppi che hanno maggiormente influenzato i Metallica nella loro
carriera: Motorhead, Black Sabbath, Nick Cave, e Ozzy Osbourne. Il
secondo contiene una riedizione dei vari "Garage Days".
Nell'Aprile
1999 i Metallica, per festeggiare i 60 milioni di copie vendute in
tutto il mondo hanno fatto un concerto con l'orchestra sinfonica di
San Francisco, incidendo il tutto su "S&M", doppio CD in
live.
Ora ci
sarà da attendere agli ultimi mesi del 2000 per ascoltare il loro
prossimo album
|
|
|
|
reload
|
unforgiven metallica site
|