Un poliziotto vale 50 puntiBergamo, ogni pestaggio costituiva un bonus. Era un modo per stabilire il ruolo nella banda. Il gioco violento degli skinheads. Picchiavano giovani e immigrati, dodici sotto accusa BERGAMO - "Cinquanta punti per dare una lezione a un agente della Digos, a uno spacciatore, oppure a un ebreo. Quaranta per poliziotti, celerini o infami, 35 per un carabiniere e da 25 a 10 per albanesi, marocchini, negri, borghesi o compagni. Più i bonus supplementari per lesioni gravi. Fino alla morte". Questi i punteggi di un gioco di efferata violenza inventato da un gruppo di skinheads della zona dell'Isola bergamasca al confine fra Lecco e Milano. Dodici in tutto, fra i 22 e i 33 anni, una sola donna: tutti finiti sotto inchiesta per "associazione a delinquere finalizzata a lesioni volontarie, aggravata da discriminazione razziale", come ipotizza il pubblico ministero Domenico Chiaro della procura di Bergamo. Che al suo fascicolo allega anche un documento sequestrato dalla polizia nella casa del più giovane degli indagati. Un documento nel quale si leggono nomi di battaglia, simboli (una stella per il compagno, una bocca per l'infame, doppia x per l'agente della digos) e punteggi accumulabili con le violenze. Appuntano gli investigatori: "Vittime preferite erano giovani gravitanti nell'area della sinistra e immigrati". Obiettivi "normali" per gli skin, anche se nessuno avrebbe pensato che per ogni vittima fosse stato fissato un punteggio sul quale misurare il ruolo che ciascuno avrebbe occupato nel gruppo. Per ogni nome di battaglia, gli inquirenti hanno individuato nomi, cognomi e indirizzi. Si tratta di giovani già conosciuti per episodi di violenza sui quali sono stati già aperte delle inchieste. Le spedizioni punitive, i punti da accumulare insomma, non sarebbero soltanto un delirio della più giovane delle teste rasate ma un "esercizio" coltivato per anni. E, infatti, il numero e la tipologia delle vittime corrisponderebbero a episodi realmente accaduti tra il 1998 e il 2000 nella Bergamasca. A quattro giovani del gruppo sono già state contestate le aggressioni di tre immigrati marocchini, in due episodi distinti nel 2000 a Terno d'Isola. Accadde di notte all'esterno del bar che era il ritrovo abituale degli skin: gli immigrati denunciarono di essere stati picchiati; qualcuno vide tutto e riconobbe quei ragazzi nascosti dal cappuccio delle felpe e ne fece i nomi. I quattro finirono sotto processo ma dopo la condanna in primo grado furono assolti in appello. Lo skin considerato il capo del gruppo, inoltre, è stato già condannato in appello a due anni con la condizionale (fu assolto in primo grado) per un pestaggio di un giovane di sinistra nel 1998 alla stazione dei treni di Bergamo. La vittima voleva raggiungere Milano per partecipare a una manifestazione dei centri sociali: dopo l'aggressione, fu operato ai testicoli ma la lesione risultò permanente. Nella nuova inchiesta il gruppo di skin è difeso dagli avvocati Marco Sighinolfi, Dario Pellegrino e Giovanni Tagliabue del foro di Bergamo, Paolo Botticini e Leonardo Peli di Brescia, e Roberto Bussinello di Verona che si preparano a sostenere che quella lista di obiettivi e punteggi sia solo un gioco, inventato da uno degli ultimi adepti del gruppo di skin. Ma le cronache delle violenze cittadine sembrano poterli smentire. L'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 13 gennaio. |