Mastroberardino, il vino del sud invade il mondo
Fare impresa nel Mezzogiorno tra tradizione e innovazione. Tornando al vino pompeiano e usando internet e marketing d'avanguardia. Un'etichetta che ha fatto il giro del mondo e ora punta al mercato italiano.ROMA- Il terremoto dell'Irpinia ha completamente distrutto il palazzo di famiglia e mandato in frantumi 48mila bottiglie di Taurasi, ma ci vuole ben altro per fermare una famiglia che produce vino da oltre trecento anni (se si dà per buono quel riferimento catastale datato 1734 e riferito a Pietro Mastroberardino venuto al mondo, in quel di Atripalda nel 1695).Imprenditori del vino, è il caso di dirlo, i Mastroberardino, lo sono ufficialmente dal 1878, quando Angiolo iscrisse l'azienda vinicola alla Camera di commercio creando così un'impresa arrivata a produrre circa due milioni e quattrocentomila bottiglie in 300 ettari per un fatturato 2002 di 14 milioni di euro.Piero Mastroberardino, 37 anni, professore di Economia e gestione d' impresa all'università di Foggia, è il presente e il futuro. Con suo padre, Antonio, presidente, gestisce in maniera moderna l'impresa familiare che oggi ha 50 dipendenti fissi che raddoppiano nel periodo di vendemmia con gli stagionali. Reduce da un tour de force per la presentazione di Villa dei misteri (il vino prodotto all'interno della cinta muraria degli scavi di Pompei con le stesse tecniche di coltivazione precedenti alla grande eruzione nato da un progetto condiviso con la Soprintendenza archeologica), si prepara al solito maggio. "E' un mese tradizionalmente importante" - dice, dopo aver battutto all'asta fino a 850 € a lotto, l'ultimo nato.
Dunque, l'economia, almeno quella del vino, va?
Dopo un periodo di notevole euforia che ci ha accompagnato fino al 2001, direi che ora non siamo in una fase di crescita. Certo, non ci sono passi indietro e visto il momento non proprio favorevole ai consumi che stiamo attraversando, direi che non possiamo lamentarci. Insomma, noi continuiamo lentamente a crescere e a fare più occupati.Vendete più in Italia o più all'estero?
E' dal 1890 che esportiamo, mio nonno e il mio bisnonno hanno viaggiato moltissimo in quei Paesi dove gli italiani si erano andati a stabilire per lavoro. Nord e Sud America, Argentina, sono stati i nostri primi mercati. Ora stiamo registrando una bella crescita nel mercato interno. E così, se fino a qualche anno fa le percentuali si dividevano 60 Italia e 40 estero (Usa, Giappone, Canada, Germania...) adesso sfioriamo il 75% in Italia.Radici Taurasi, Naturalis Historia, Avalon, Avellanio Aglianico, Plinius Falanghina e ora Villa dei Misteri nato da vitigni autoctoni Piedirosso e Sciascinoso scelti sulla scorta di ritrovamenti archeologici, studi botanici, bibliografici...insomma, si studia intorno al vino. Avete avuto, chiesto, aiuti statali?
In verità, a parte il credito d'imposta che ci è stato esteso soltanto per l'anno appena passato, direi di no. Le agevolazioni, nel nostro settore, vanno ai piccoli, alle imprese giovani, e noi non siamo assimilabili né alla prima, né alla seconda tipologia.Da imprenditore del Sud, ritiene che qualcosa sia cambiato in questi anni? Nel bene e nel male, s'intende...
Nel Mezzogiorno ci sono esperienze imprenditoriali d'eccezione, si lavora tra tradizione e innovazione, che però non hanno il giusto supporto esterno. Non c'è quel collante che dovrebbe essere garantito dalle istituzioni. Tuttavia devo ammettere è più facile il rapporto con Roma che con la Regione. Insomma, la burocrazia è migliorata al centro e peggiorata localmente.