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Oggi è: S. Giovanni della Croce
| Numero 1233° |
sabato 23 novembre 2024 |
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Public SpeakingLe cose da fare e gli errori da evitare
Da un grande esperto
di public speaking alcuni dei segreti
per migliorare lo stile espositivo.
"La
peggior nemica della comunicazione è la monotonia, perché chi si annoia non
ascolta" dice Vittorio Galgano, uno dei "padri" storici del
public speaking in Italia. Presidente della Ottantaventi, società specializzata
in formazione alla vendita e all'oratoria (www.ottantaventi.it), vanta nel
settore un'esperienza quasi trentennale (risale al 1976 il suo primo seminario
sulle tecniche per parlare in pubblico). Autore di libri di successo sulle
tecniche di vendita e per parlare in pubblico, ha inoltre ideato la commedia
"Momenti di Oratoria", un modo efficace e divertente per far acquisire
ai protagonisti fiducia in se stessi, vincendo la paura del pubblico.
"Purtroppo la monotonia domina spesso, come incontrastata regina,
nell'insegnamento e in molte attività aziendali d'informazione, formazione e
aggiornamento" osserva. "Molti si difendono con queste affermazioni:
'Il mio argomento non è tra i più interessanti', 'E' proprio la materia a
essere pesante'; in realtà non esistono argomenti o materie noiose, ma solo
relatori monotoni.
Nel comunicare col pubblico l'oratore deve inoltre fare molta attenzione alle
parole e alle frasi che usa per evitare di minare la chiarezza delle idee,
irritare il pubblico, suscitare impressioni negative, offendere, denotare
insicurezza, perdere credibilità e generare incertezza".
Ecco, dal suo ricco bagaglio di esperienze, alcuni suggerimenti sugli elementi
da curare per migliorare lo stile espositivo. Queste le cose da fare:
- usare parole facili, perché, a meno che
l'uditorio non sia composto esclusivamente da persone erudite, hanno un'area
di comprensione più vasta;
- articolare frasi brevi (circa 20 parole);
- privilegiare la costruzione attiva a quella
passiva. Meglio dire: "Gli abbiamo fornito tutto il nostro
appoggio", piuttosto che: "Gli è stato fornito tutto il nostro
appoggio";
- preferire i verbi ai sostantivi. Tra queste due
espressioni è preferibile la seconda: "Questi metodi hanno
un'influenza positiva sul morale dei dipendenti", "Questi metodi
influenzano positivamente il morale dei dipendenti";
- essere estremamente precisi nel citare notizie,
fonti e dati. Il pressappochismo non aggiunge credibilità e valore a ciò
che si dice e fa perdere la fiducia dell'uditorio.
Queste,
invece, le cose da non fare:
- mai porre domande indisponenti, come per esempio,
"Avete capito? E' chiaro per tutti?";
- vanno escluse le frasi dubitative, come: "Se
faremo così, forse otterremo buoni risultati", perché se l'oratore
vuole risultare convincente deve mostrasi sicuro delle proprie
argomentazioni; e vanno evitate anche le frasi negative. "Non ci darete
il vostro consenso?" va sostituita con "Possiamo contare sul
vostro consenso?";
- bisogna evitare tutto ciò che può risultare
offensivo o urtare la sensibilità dell'uditorio. Espressioni come
"Ignorante e testone come un contadino; villano come un facchino;
Brutale come un camionista" non troveranno una gradita accoglienza da
parte di queste categorie;
- non utilizzare scuse irritanti, come "Non
sono la persona più qualificata per parlare su questo tema", né
imperativi categorici "Voi dovete!", né dichiarazioni che suonano
false "Voglio essere onesto e sincero con voi" e neppure appelli
alla fiducia "Credetemi, fidatevi";
- infine, non pronunciare frasi che preavvisano la
conclusione. Se non si sta realmente chiudendo, è meglio non dire "Per
concludere" ma "Per riassumere".
"I segnali di conclusione sono soprattutto da escludere
nelle esposizioni motivazionali/persuasive" avverte Galgano. "In
questo caso la conclusione deve essere breve e inaspettata, l'uditorio deve
dirsi 'Che peccato, ha già finito'".
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