Berlusconi: conflitto d'interessi? Un'invenzione
ROMA - Il conflitto di interessi, le elezioni europee, la legge Gasparri, una polemica con l'Unità, e, soprattutto, le riforme istituzionali, quelle che alcuni alleati della maggioranza chiedono da tempo per garantire la compattezza della coalizione. Nella sua conferenza stampa di fine anno, il Presidente del Consiglio ha messo sul piatto una serie di proposte, messaggi, offerte. Con una certezza: "Non ci sarà un Berlusconi-bis", ha precisato. Per il resto, apertura verso gli alleati, con la verifica di governo, che, ha confermato il premier "ci sarà entro gennaio". Piatto forte, quindi, le riforme istituzionali, per le quali la ricetta del presidente è quella di "una sola camera. Io mi sento ancora un fulmine di guerra - ha detto - ma è il sistema dell'architettura istituzionale che non funziona. Oggi una legge, per essere approvata, deve passare dalla Camera al Senato e passare attraverso un continuo braccio di ferro tra maggioranza e opposizione. In futuro spero che solo alcune leggi di interesse generale siano approvate da entrambe le Camere".
Per le elezioni europee, il premier ha annunciato la sua propensione alla candidatura che, comunque, ha precisato "sarà una candidatura di bandiera". E, in caso di insuccesso, il presidente ha garantito che "non si dimetterà, come richiesto da D'Alema". Sull'informazione, il premier non ha evitato una polemica: rispondendo alla domanda di una giornalista dell'Unità che gli chiedeva se non provasse imbarazzo a firmare la legge Gasparri, ha replicato: "Io non provo nessun imbarazzo, piuttosto mi chiedo se lei non prova imbarazzo a scrivere per un giornale come l'Unita". Sulla legge per il riassetto radiotelevisivo, il presidente conferma la linea dura, e bolla il conflitto di interessi, che sarebbe soltanto "un'invenzione". "Il pluralismo - ha detto - non si raggiunge chiudendo Retequattro. Firmerò io stesso il decreto legge il 23 dicembre". Il decreto è quello, contestato da più parti, col quale si impedirebbe la destinazione della rete Mediaset sul satellite e la sottrazione della pubblicità a RaiTre. "Il Cdm discuterà in mia assenza - ha
aggiunto - e discuterà il 23 dicembre liberamente su questo. Io firmerò un decreto, come impone la Costituzione, che consentirà al Parlamento di approvare nuovamente la legge Gasparri, immagino tenendo conto delle osservazioni del Quirinale e quindi scavalcando il termine del 31 dicembre". Ma nessuna polemica col Quirinale. "Quando ho detto che non avevo intenzione di
leggere le osservazioni del Quirinale sulla legge Gasparri l'ho detto con sincerità per marcare la mia distinzione e il mio distacco
da questo problema - ha detto Berlusconi - l' ho detto senza voler mancare assolutamente di rispetto alla Presidenza della
Repubblica". Ma il presidente ribadisce la sua estraneità alla legge Gasparri: "Da questa legge Gasparri sono sempre stato lontano e mi terrò lontano, e così pure dal decreto di proroga, che firmerò solo perché la legge mi obbliga". E ancora sul conflitto di interessi. "Sono gli editori della carta stampata ad essere caduti in una situazione di conflitto di interessi, perché hanno presentato
la legge Gasparri in un modo non rispondente alla realtà".
Sulla Parmalat, il presidente non ha dubbi. "Le ultime scoperte del caso - ha detto - hanno quasi dell'incredibile". Il Governo, ha
aggiunto, "interverrà per salvaguardare l'azienda, la parte industriale dell'azienda, per salvaguardare l'occupazione, per distinguere la finanza dall'industria. E certamente il Governo sarà chiamato ad adottare dei provvedimenti che impediscano il ripetersi di queste situazioni. Il sistema dei controlli, che abbiamo ereditato dal passato, con dei nodi che vengono al pettine dal passato, è un
sistema che dimostra di non funzionare. Quindi il Governo dovrà intervenire per ristabilire la fiducia del Paese e anche la
reputazione del Paese". Ma sull'economia, ha anche aggiunto che "di miracoli se ne fanno pochi, ma l'Italia deve essere contenta
di quello che ha fatto". Mano dura sull'euro, però, che "ha avuto molti effetti negativi". Quel che è certo, secondo Berlusconi, è che
"Bisogna cambiare il metodo per la legge Finanziaria - ha detto -: non possiamo più andare avanti con questo sistema per formare la legge sulla manovra economica". Occorre, ha precisato "rendere inemendabile la manovra" in modo che sia approvata così com'é oppure "il governo va a casa".