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Lui e' bigamo, lei....


Le nozze celebrate durante le vacanze tra un italiano già coniugato e una straniera sono valide e lei non può essere espulsa. Lo ha deciso la Cassazione con una sentenza a sorpresa.

MILANO - Una vacanza ai Caraibi, un incontro romantico e poi, perché no, anche le nozze. Che cosa importa se in Italia ad aspettare il novello sposo c'è già un'altra moglie, con un'altra famiglia. Per la Cassazione italiana, comunque, le nozze sono valide: lui ha commesso il reato di bigamia, ma la sua seconda moglie conserva i diritti che discendono dal matrimonio, a cominciare dal permesso di soggiorno.

I prefetti, quindi, non possono espellere la consorte extracomunitaria che raggiunge il bigamo nel Belpaese. Così la Suprema Corte con la sentenza 5.537 - nonostante il parere contrario dell'Avvocatura dello Stato, del Ministero dell'Interno e del Prefetto di Forlì - ha dato ragione alla giovane dominicana Angustia M.M., sposatasi al sole caraibico di San Cristobal nell'agosto del '98 con Antonio S., un romagnolo che aveva già la fede al dito secondo quanto risulta dagli elenchi anagrafici del Comune di Modena.

Nei confronti della ragazza il Prefetto aveva già emesso decreto di espulsione, ma la Cassazione ha bloccato il provvedimento. Così adesso Angustia può tranquillamente rimanere in Italia in forza dell'articolo 19 della legge Turco-Napolitano che impedisce l'espulsione degli stranieri conviventi con il coniuge di nazionalità italiana. Un po' meno bene, invece, è andata ad Antonio S. contro il quale è iniziato un processo per bigamia avviato dalla Procura di Modena con rinvio a giudizio disposto dal gip.

La vicenda comincia a Santo Domingo, dove Antonio S., un signore modenese in vacanza sulle spiagge dominicane, si invaghisce di Angustia M. M. e nell'agosto '98 decide di sposarla. Antonio S. però, a Modena ha già una regolare consorte moglie dalla quale dopo poco si separerà. E' comunque ancora legalmente sposato per questo il comune emiliano provvede ad informare la Procura che procede nei confronti dell'uomo per il reato di ''bigamia''.

Intanto, la bella dominicana è già in Italia e dopo aver ottenuto un primo permesso di soggiorno dalla Questura di Bologna, in prossimità della scadenza, richiede il rilascio di un altro permesso ''per motivi familiari'', facendo valere il proprio stato di ''coniuge di cittadino italiano''. Permesso che le viene rifiutato dalla Questura di Modena in relazione al fatto che Antonio S. è sposato con un'altra donna. Quindi arriva il decreto di espulsione prima emesso dal prefetto di Forlì e poi confermato dal tribunale della città romagnola che dichiara non valido il matrimonio tra Angustia e Antonio in quanto lui è già coniugato.

La giovane dominicana, però, si oppone in Cassazione, sostenendo che all'atto della celebrazione era in buona fede, non essendo a conoscenza dell'altro matrimonio e che dunque le sue nozze con Antonio fossero valide. Ed ora la Suprema Corte (estensore Ugo Panebianco) le dà ragione, annullando di fatto il decreto con il quale il prefetto di Forlì aveva intimato la sua espulsione.

Nella motivazione, gli alti magistrati hanno affermato che ''i matrimoni celebrati all'estero tra cittadini italiani e tra italiani e stranieri hanno immediata validità nel nostro ordinamento qualora risultino celebrati secondo le forme previste dalla legge straniera. Inoltre, la loro trascrizione in Italia assume valore puramente certificativo''. Peraltro, hanno aggiunto i giudici entrando nel dettaglio, ''nell'ipotesi in cui manchino i requisiti sostanziali relativi allo stato ed alla capacitàdelle persone previsti dalla legge italiana, l'atto di matrimonio non perde la sua validità fino a quando non sia impugnato per una delle ragioni previste dall'articolo 117 del Codice civile e non sia intervenuta una pronuncia di nullità o di annullamento''.

In sostanza - in base al disposto dell'art. 117 - solo il pubblico ministero, la moglie legittima o la seconda moglie truffata possono agire contro le nozze del bigamo. Nessun prefetto può sostituirsi ad uno di questi soggetti per eccepire l'illegittimità del matrimonio, anche se si tratta del secondo "sì" pronunciato da un italiano di mezza età che in vacanza si concede le gioie della bigamia.

(17 APRILE 2001, ORE 18:00)