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La piccola Sarah violentata e uccisa


La bambina si è difesa fino alla morte dal suo aggressore

"La bambina si è difesa prima di morire, lasciando quei graffietti sulla faccia del suo assassino: va ricordato in onore alla sua memoria". Così il procuratore di Bologna, Luigi Persico, ha ripercorso l'ultima disperata lotta della piccola Sarah Jay, prima di essere strangolata da quello che credeva un amico. Sono stati anche quei graffietti, sul viso e su altre parti del corpo di Milan Nicolic, 23 anni, a inchiodarlo: "Spesso si dice che è la mano del criminale stesso che lo tradisce - ha aggiunto Persico - stavolta è stata la faccia". Milan, duranta la notte, aveva confessato: "L'ho strangolata io, in preda a un raptus, ma è stata Sara Jay a farmi delle avances. Io ho reagito spingendola, lei è caduta, è svenuta. Mi sono fatto prendere dal panico: sotto al letto avevo una corda e l'ho strangolata. Poi ho messo il corpo in un sacchetto e l'ho nascosto".

Una verità difficile da accettare per i familiari della piccola: "Fatemela vedere, fatemi vedere la mia bambina", ha gridato Italo Cusmà Piccione. Sarah è stata trovata chiusa in un sacco, con una corda al collo, strangolata da Milan, il fidanzato slavo della sorella dalla quale ha avuto un figlio che ora ha 14 mesi. Le aveva chiesto di aiutarlo nelle faccende domestiche. Una trappola mortale per la bimba, che domenica avrebbe compiuto 9 anni. Solo alcune ore prima papà Italo prima aveva lanciato un appello dalla tv: "Ce la dovete riportare". Ma Milan l'aveva già uccisa. Sarah è stata trovata morta, una corda al collo, il piccolo corpo in un sacco nascosto in un anfratto della cantina del palazzo di via Mitelli in cui abita Milan.

L'uomo è rimasto per 24 ore, dalla notte tra giovedì e venerdì, nella caserma dei carabinieri e, durante un interminabile interrogatorio, dopo mezzanotte è crollato e ha detto dove gli investigatori avrebbero potuto trovare la bambina.
Si era saputo già da qualche ora che era stato lui l'ultimo a vedere Sarah giovedì pomeriggio: la bambina doveva aiutarlo nelle faccende domestiche. Si erano avanzate ipotesi di sequestro o addirittura di cessione della bambina per l'estinzione di un debito. Ipotesi agghiaccianti, ma che poi si sono rivelate meno brutte della realtà.
Il colpo risolutivo nei confronti della difesa di Milan era arrivato anche dalla testimonianza fatta ai carabinieri da una amica di vecchia data: "L' ho incontrato giovedì pomeriggio in un bar - aveva detto la donna - e per la prima volta in 10 anni che lo conosco mi ha offerto da bere. Era strano. Poi ha bevuto anche lui e, a un certo punto, quando si è lasciato andare, mi ha chiesto Cosa ne pensi di uno di 25 anni che tocca una bambina?". Da questo gli inquirenti hanno capito che la loro ipotesi stava diventando una certezza.

Milan adesso è indagato per omicidio, violenza sessuale, occultamento di cadavere. Lo ha confermato ai cronisti il procuratore aggiunto Luigi Persico, un magistrato di lunga esperienza che dando la conferma del ritrovamento del cadavere non ha nascosto l'angoscia: quella che ha visto "è una scena che fa impressione - ha detto - anche dopo tanti anni di cadaveri".
Milan non ha mai avuto una vita facile. Quando aveva cinque anni il padre, clandestino, lo portò in Italia a fare l'elemosina. Dopo qualche anno il padre morì e Milan si trovò da solo. Andò in collegio, poi qualche furtarello. Una speranza era sembrata aprirsi con l'incontro con Jenny e la sua famiglia. "Il ragazzo frequentava la famiglia da quattro anni - ha raccontato Giovanni Caccamo, il pastore della Chiesa avventista a cui appartiene la famiglia Cusmà Piccione - è sempre stato trattato come un figlio. Logicamente ora sono tutti distrutti". Ora la famiglia ha chiesto il silenzio stampa: "Lasciateci in pace, ho già detto tutto. Non ho più parole. Cercate di capire il nostro dolore". E su tutto il quartiere della Bolognina è calata una cappa di angoscia.