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La Rai litiga su Celentano


Il direttore generale della tv di Stato bacchetta il Molleggiato: "Non si può fare del mezzo un uso personale". Ma Zaccaria si schiera al fianco del cantante-predicatore.

ROMA - "Tutti i programmi televisivi, e quelli di spettacolo fra questi, sono soggetti a consensi e critiche, spesso diversamente valutabili, ma in ogni caso sempre legittime. In questo senso artisti e conduttori, mentre da una parte possono certamente esprimere la loro personalità nell'interpretazione nei programmi, non devono tuttavia utilizzare il mezzo a loro disposizione per un uso personale diretto, tantomeno con offese a chi non ne condivide cifra stilistica e opinioni espresse. Ho chiesto pertanto al direttore di rete di verificare con autori e responsabili del programma il rispetto di tali regole generali". Lo ha dichiarato il direttore generale della Rai Claudio Cappon commentando il monologo con cui Adriano Celentano ha aperto la puntata di giovedì 3 maggio del suo "125 milioni di caz...te". Replicando alle critiche espresse per la sua posizione sui trapiani d'organo, Celentano ha definito "ipocrita" l'Osservatore Romano e ha contestato direttamente le affermazioni fatte da Maurizio Costanzo, Fabio Fazio e Bruno Vespa prima di confrontarsi proprio sul tema dei trapianti con l'immunologo Giuseppe Remuzzi.

Ma se Cappon attacca il Molleggiato, Zaccaria, il presidente della Rai, lo difende: "Io sto con Celentano. Non sono d'accordo con Cappon, non vedo quale sia stato l'utilizzo personale della tv fatto da Celentano. Non ha comprato casa o cercato lavoro ma espresso opinioni su un tema delicato e controverso". Per Zaccaria, il compito della tv pubblica è anche "dare spazio alle opinioni e quindi - ha aggiunto - trovo inutile l'idea di aprire un'indagine. Apprezzo la tv di Celentano e sto con Celentano".

Anche quando le opinioni "possono essere ruvide", bisognerebbe "sempre andare a vedere - sottolinea il presidente della Rai riferendosi chiaramente ai personaggi televisivi che pubblicamente, nelle loro trasmissioni, hanno criticato il 'Molleggiato' - chi per primo ha posto il discorso su questo piano. Ma non ha nessuna importanza perché il nostro compito è dare spazio alle opinioni. E su questo piano - conclude - credo che sia inutile qualsiasi indagine: le cose sono chiarissime". Zaccaria ha poi voluto rafforzare ancora la sua posizione di totale appoggio all'artista milanese esprimendo un "fortissimo apprezzamento per le pagine di tv scritte ieri sera da Adriano Celentano".

Intanto calano gli ascolti del suo show. Nella puntata di esordio superò i 10 milioni di media (41.95% di share) con un picco di ascolto di oltre 14 milioni. Nella seconda puntata la media ponderata degli ascolti di '125 milioni di ca7..te' è stata di 8.773.000, pari al 36,66%. Il picco, in termini assoluti, è stato di 12.141.000 telespettatori, raggiunto alle 21,13, all'inizio del dibattito fra Celentano e l'immunologo Giuseppe Remuzzi; in termini di share, la punta massima è stata del 47,74%, alle 22,50, quando il Molleggiato ha cantato 'Quello che non ti ho detto mai'.

Un giudizio nel complesso positivo sulla trasmissione di giovedì sera lo esprime il ministro Veronesi: "La trasmissione di ieri è stata nel complesso educativa". "E' stata una trasmissione positiva, che nel complesso potrà dare una spinta alla donazione. Non entro nel pensiero di Adriano, che stimo per le sue capacità di invenzione musicale - ha detto Veronesi - ma la presenza di un esperto come l'immunologo Remuzzi è stata davvero utile nel far comprendere la complessità di una legge che cozza con la cultura del passato".

Critiche pesanti anche dagli uomini della Chiesa. ''Nessuno di noi è un messia, perché di Messia, è bene ricordarlo, ce ne è stato uno solo''. Così ad esempio mons. Antonio Riboldi, arcivescovo emerito di Acerra che ha cercato di stemperare il clima che si è creato intorno alla trasmissione di Adriano Celentano. ''Rimango allibito - ha detto poi il prelato all'Agenzia Adnkronos- quando sento un cantante sostenere che la Chiesa ha un atteggiamento ipocrita sulla donazione degli organi. Se c'è una realtà al mondo che predica l'amore per il prossimo, invita a donarsi per gli altri, questa è proprio la Chiesa. Io rispetto l'arte di Celentano e la sua buona volontà ma quando pretende di fare il predicatore farebbe bene a mettersi un lucchetto alla bocca''. Monsignor Riboldi ha ricordato come ''lo spettacolo dovrebbe procurare serena allegria, non provocare continue polemiche. Lasci quindi Celentano - ha concluso l'ex vescovo di Acerra - fare il predicatore a chi lo fa per vocazione, non per improvvisazione''