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Contrada assolto in appello


L'EX NUMERO 3 DEL SISDE ERA ACCUSATO DI CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA

L'ex numero 3 del Sisde, Bruno Contrada, è stato assolto in appello dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado, nell'aprile del '96, era stato condannato a 10 anni e in secondo grado i pm Ettore Costanzo e Antonio Gatto avevano chiesto un aggravamento di pena: 11 anni. La sentenza, emessa dalla seconda sezione penale della Corte d'Appello di Palermo dopo quasi 10 ore di camera di consiglio, era presieduta da Gioacchino Agnello. Contrada ha ascoltato il verdetto, salutato da applausi, insieme al figlio Guido. L'uomo, che ha svolto a Palermo come dirigente di reparti investigativi, gran parte della sua carriera in polizia, era stato accusato da numerosi pentiti tra cui Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo. Arrestato quando coordinava l'azione antimafia del Sisde in Sicilia, era rimasto in carcere per quasi tre anni quando il Tribunale che lo processava aveva deciso la sua scarcerazione, considerando che l'istruttoria dibattimentale era conclusa e non c'era più pericoli di inquinamento delle prove.

Per Bruno Contrada è la fine di un incubo durato quasi dieci anni. L'uomo, 71 anni, napoletano, funzionario di polizia oggi in pensione, fu arrestato alla vigilia del Natale 1992, quando era il numero 3 del Sisde. In primo grado venne condannato a dieci anni per concorso in associazione mafiosa.

Secondo gli inquirenti Contrada aveva contribuito alle "attività e agli scopi criminali di Cosa Nostra", fornendo notizie riservate sulle indagini, consentendo la fuga di pericolosi latitanti tra cui il capo di Cosa Nostra Toto' Riina, incontrando i boss mafiosi e accettando in cambio regalie. Questa sua attività, secondo l' accusa, sarebbe stata in qualche modo 'coperta' da vertici, non identificati, di organi istituzionali.

Secondo l' accusa, inoltre, l'ex funzionario del Sisde avrebbe iniziato i suoi rapporti con la mafia attraverso il conte Arturo Cassina, buon amico del boss Stefano Bontade. Alla morte di questi, Contrada avrebbe proseguito il suo rapporto di collusione intrattenendo rapporti con Riina. Contrada si è sempre difeso sostenendo di essere stato un uomo dello Stato, 'anche in carcere'. Le indagini patrimoniali avviate nei suoi confronti e della sua famiglia hanno evidenziato un patrimonio ed un tenore di vita del tutto compatibili con lo stipendio di funzionario di polizia.

Capo della squadra mobile a Palermo negli anni '70, poi dirigente della Criminalpol, capo di gabinetto dell' Alto Commissariato della lotta alla mafia e infine, numero tre del Sisde, Contrada venne scarcerato il 31 luglio del 1995, dopo 31 mesi di carcere trascorsi in isolamento, per il venir meno delle esigenze cautelari'. Prima che la Corte entrasse in camera di consiglio per la sentenza, ha detto stamane: "Non ho paura del carcere, mi è rimasto solo l'onore di uomo dello Stato, sono preoccupato che mi venga tolto".